Comunità Energetiche, perché se ne parla

Grazie a decenni di incentivi e ricerca, oggi produrre energia elettrica con una centrale fotovoltaica è più conveniente rispetto a produrla con combustibili fossili, anche senza incentivi.
Eppure, la transizione energetica è ancora un percorso ricco di ostacoli.

Scopriremo in questo articolo perché, e che ruolo possono giocare le Comunità Energetiche nel grande scacchiere.

Introduzione: come siamo arrivati al mondo di oggi?

Il mondo in cui viviamo necessita di energia. Non siamo in grado di farne a meno.

Dalla rivoluzione industriale, abbiamo trasformato la nostra società aumentando la produzione industriale. Dapprima grazie alla forza del vapore scaldato bruciando carbone, poi al carbone abbiamo affiancato petrolio e gas naturale per muovere automezzi e produrre energia elettrica.

Miniere di carbone e industrie durante la Rivoluzione Industriale
Miniere di carbone e industrie durante la Rivoluzione Industriale
Griffith’s Guide to the Iron Trade of Great Britain, 1873
Immagine di Pubblico Dominio

Lo abbiamo fatto su grande scala, senza limitazioni.

Negli ultimi duecento anni la nostra capacità di inquinare il pianeta ha assunto un andamento esponenziale. Mai come oggi dall’inizio della storia dell’uomo, il livello di CO2 nell’atmosfera è stato così alto.

Livello di anidride carbonica nell'atmosfera negli ultimi 40.000 anni
Livello di anidride carbonica nell’atmosfera negli ultimi 40.000 anni.
Si noti l’impennata degli ultimi 200 anni.
Immagine CC BY-SA 4.0, cortesia Wikipedia.

Se negli ultimi venti anni ha fatto breccia sempre più una coscienza ecologica spinta anche dall’alto, il nostro fabbisogno energetico è comunque sempre aumentato. Siamo sempre di più, e più energivori.

Instabilità, ed esigenze contrastanti

Un grosso problema posto dagli impianti di energia rinnovabili, che ne ha rallentato l’adozione su vasta scala, è l’instabilità di rete che apportano.

Le fonti energetiche sono variabili. Per esempio, quando non c’è il sole il fotovoltaico non produce energia. Impianti fotovoltaici di grosse dimensioni possono immettere in rete grandi quantità di energia elettrica in momenti che non necessariamente corrispondono alla domanda. Possono causare variazioni eccessive nei valori tollerati di differenza di tensione, frequenza e potenza reattiva, parametri che, se sforano i limiti fanno scattare dei black-out di sicurezza per evitare danni alle infrastrutture elettriche.

Purtroppo, quelle della rete elettrica non sono le uniche instabilità con cui dobbiamo confrontarci:
Le instabilità geo-politiche impongono ulteriore fretta verso l’indipendenza energetica. Non vogliamo ottenerla bruciando carbone, ma grazie a fonti rinnovabili non inquinanti.

Le CER come soluzione

L’idea delle CER nasce dalla necessità di soddisfare bisogni contrastanti:

  • da un lato la spinta all’indipendenza energetica dato il contesto geopolitico internazionale, per cui occorre ridurre la dipendenza da gas naturali usati per la produzione di energia elettrica in favore di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili, il solare in primis;
  • dall’altro lato vi è la necessità di impedire che l’energia prodotta dai nuovi impianti green causi instabilità nella rete ad alta tensione.
Tralicci dell'alta tensione
Tralicci dell’alta tensione – Immagine di Pubblico Dominio

I possessori di impianti fotovoltaici hanno da anni la possibilità di vendere l’energia prodotta in eccesso immettendola nella rete. Ciò purtroppo causa potenzialmente problemi di instabilità di rete.

Gli incentivi incoraggiano i membri della comunità allo “auto-consumo”, il consumo di energia elettrica auto-prodotta dalla CER premiando l’utilizzo nelle fasce orarie di produzione dell’impianto solare locale.

Siccome le CER sono possibili tra membri che sono serviti dalle stesse “cabine primarie”, ossia le cabine di trasformazione da alta a media tensione, con l’auto-consumo si minimizza l’immissione di instabilità nella rete ad alta tensione.

Impianto di trasformazione AT/MT
Impianto di trasformazione alta/media tensione – Immagine di Pubblico Dominio

Fare parte di una CER conviene

Anche chi non ha un impianto da mettere a disposizione alla comunità, ha vantaggio a farne parte:

Ogni CER ha le sue regole, ma in generale tutte prevedono una ripartizione ai membri di almeno parte degli incentivi statali per l’auto-consumo, e della vendita di energia in eccesso.

Curva di produzione di impianto fotovoltaico
Curva di produzione di un impianto fotovoltaico (esemplificativa).
La linea orizzontale rappresenta il profilo di consumo dei membri della CER.
La parte di energia evidenziata in verde è soggetta incentivi economici.
La parte in eccesso, in azzurro, può essere venduta alla rete, con un ritorno inferiore.

Il consumo concentrato in quella che è la fascia F1 può rappresentare una novità per le utenze domestiche. Ci hanno sempre insegnato di attaccare le lavatrici in orari diversi, ora sarà più conveniente farlo durante il giorno!

Nota: in realtà chi ha la tariffa bi-oraria o tri-oraria continuerà a pagare di più in fascia F1, ma poi grazie agli incentivi riceverà dalla CER una ripartizione degli stessi che permetterà – tirando le somme – di risparmiare.

Se per l’utenza domestica aderire a una CER comporterà cambiare qualche abitudine, ci sono attività commerciali che per loro natura già concentrano i propri consumi nelle ore diurne.

Pensiamo a forni, bar e ristoranti, piccole attività artigianali; sono tante le PMI che per esistere devono consumare energia elettrica durante il giorno. E che tanto hanno sofferto con la crisi degli ultimi mesi.

Per loro ci pensa CerLab, che aiuta le PMI a costituirsi in Comunità Energetiche Rinnovabili così da risparmiare sui consumi e tutelarsi verso potenziali rincari.
Se sei una piccola media impresa, contatta CerLab!